Vadim Gusis, già attivo in altri progetti come Chaos As Shelter e Agnivolok, dà vita ad una nuova e misteriosa realtà: Thunderwheel. Coadiuvato da Igor Krutogolov e Slava Smelovsky, l'autore israeliano varca la soglia di ogni umana previsione strutturando otto brani che assumono le sembianze del cubo di Rubik, tanto sono lontane da un facile ascolto o da una semplice classificazione. I mezzi dispiegati sono vari: percussioni, registrazioni dirette, voci rielaborate, non meglio specificati 'strumenti inusuali', per finire col celebre theremin, il tutto unito dai suoni analogici del vecchio sintetizzatore Siel Cruise, da cui sono estratte le tante melodie sconnesse. I suoni guardano al passato e vengono legati tra loro in modo curioso, in una serie di motivetti naif supportati da arrangiamenti surreali. In due soli casi ("Harmless Song" e "Mindstream") Vadim accantona le linee melodiche per dedicarsi ad una sperimentazione più diretta, fatta di tanti rumori soffusi. Rispetto ai precedenti progetti Thunderwheel si spinge più verso l'estremo, entrando in un universo sonoro che assomiglia ad un enorme collage, su cui campeggiano evidenti solo i suoni delle tastiere anni '80, mentre il resto si fonde in immagini indefinibili a tratti scandite da ritmiche. Non si hanno atmosfere, non c'è intrattenimento, è difficile trovare un senso all'opera, se non subendolo in uno stato di allucinante trance. Lavoro complesso diviso tra minimalismi esecutivi e metodi compositivi automatici. Difficile dire se alla fine risulta più meditativo o irritante.
Michele Viali
From: www.darkroom-magazine.it
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